“Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia; il resto è propaganda. Il suo compito è additare ciò che è nascosto, dare testimonianza e, pertanto, essere molesto” (Horacio Verbitsky)

martedì 24 marzo 2009

P2, P3, P4... Uno alla volta, nottetempo, casa per casa

Autore: Carlo Vulpio 24/03/2009
Lo avevamo detto. Anzi lo avevamo predetto.Questa sospensione dalle funzioni di poliziotto del vicequestore Gioacchino Genchi - per aver risposto su Facebook a un cronista di Panorama che gli dava del bugiardo, e quindi per essersi difeso con la parola da un'accusa infamante - non sorprende, anche se rattrista.L'ultimo in ordine di tempo era stato Luigi de Magistris. Il giorno dopo l'annuncio della sua candidatura come indipendente nell'IdV, sono arrivate in contemporanea: la notizia dell'apertura di un'inchiesta a suo carico da parte della procura di Roma per concorso in abuso d'ufficio e interruzione di pubblico servizio, la "richiesta" del vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, di dimissioni dalla magistratura (cosa che Mancino non ha mai osato chiedere, né fatto notare a nessun altro, da Violante in poi), la notizia della richiesta di archiviazione, avanzata dalla stessa procura di Roma, della querela che Luigi de Magistris e Clementina Forleo presentarono contro Letizia Vacca, membro laico del Csm in quota Pdci, che definì i due magistrati "due figure negative, due cattivi magistrati", offendendoli e anticipando il giudizio prima ancora che se ne discutesse in Csm.Oggi, tocca a Gioacchino Genchi. Vogliono fargliela pagare a tutti i costi perché è una persona onesta e ha dimostrato di avere carattere, non lasciandosi intimidire.Lo avevamo detto. Anzi, predetto, che piano piano, uno alla volta, sarebbero venuti a cercarci, casa per casa, magari nottetempo, per portarci via "in nome della legge", o per farci sentire il loro fetido fiato sul collo.Stanno mettendo mano a ogni arma a disposizione. La stampa amica, i giudici disponibili, le forze dell'ordine condiscendenti, i killer politici a orologeria. Per ora, si fermano a questo. In attesa di capire come si metteranno le cose, e in quale direzione spirerà il vento. Per esempio, il vento delle elezioni prossime venture.Non meravigliamoci se faranno altro ancora, e se ne faranno di ancor più sporche.Non sottovalutiamo. Ma non intimidiamoci. Teniamo gli occhi aperti e diciamo fin da ora a tutti - dagli osservatori inviati dall'OSCE in Italia per controllare la regolarità delle elezioni, ai vertici dei corpi armati dello Stato, dalla magistratura fino al Parlamento e ai cittadini - che non osino metterci le mani addosso. Nemmeno metaforicamente. Perché sappiamo chi sono e si saprebbe subito chi è stato.Genchi, purtroppo, è un altro caso da "esperimento". Ancora una volta, si vuol vedere "l'effetto che fa" e misurare il polso all'intero Paese, colpendo con una ingiusta persecuzione una persona che ha fatto solo il proprio dovere, dal giorno in cui scoprì da dove partirono i segnali per uccidere Falcone e Borsellino con le rispettive scorte fino a oggi, quando con le inchieste nate in Calabria e allargatesi in tutta Italia ha "rivisto" quelle stesse facce del piduismo elevato a potenza che stavano insanguinando l'Italia e continuano a spolparla dal di dentro.Non sanno cos'altro inventarsi. Sono in grave difficoltà. Per questo adesso sono più deboli, e quindi più pericolosi.Ma non ce la faranno. Questo forse è il loro ultimo giro.Sospendere dal servizio un poliziotto onesto, o indagare un magistrato integerrimo, o fare qualsiasi altra cosa che assomigli a queste a qualcun altro, non gli servirà a nulla. La gente ha capito chi ha ragione e chi ha torto. game over.

sabato 21 marzo 2009

Grande Daniele Martinelli


Articolo di: Peter Gomez.
Brutti, conformisti, omertosi e per molti versi inutili. Non è un bel periodo quello che stanno vivendo i giornali italiani. Travolti dalla crisi economica, che riduce anche del 40 per cento gli introiti pubblicitari, i quotidiani annaspano e, dopo essere sopravvissuti per anni drogando i dati di vendita e di diffusione, si trovano di fronte a un bivio: o chiudere, o tentare di far passare la nottata espellendo centinaia di giornalisti e riducendo, di molto, i costi.

La soluzione, insomma, è la solita: la cura da cavallo. Solo che questa volta tagliare le spese e cercare di innovarsi almeno un po' investendo nell'on-line non basta. O meglio, può bastare solo per allungare un'agonia cominciata nel 2000, ben prima dell'esplosione della bolla finanziaria.
Che fare, allora? Ricominciare dai fondamentali: ricordarsi cioè che un giornale trova dei lettori quando è in grado di raccontare loro (con autorevolezza) qualcosa che non sanno. Solo così ci saranno persone disposte a comprarlo.

Se devo pagare per avere delle informazioni (e delle opinioni) è ovvio che pretenda di avere informazioni (e opinioni) diverse da quelle che posso avere gratuitamente dalla tv, dalla free press o dalla rete.

Nessuno, o quasi, tra gli attempati manager e direttori che siedono ai vertici della maggioranza delle testate italiane sembra però in grado di capirlo. Raccontare cose diverse vuol dire infatti faticare molto, rompere schemi mentali, abitudini consolidate e, soprattutto, andare contro corrente. Vuol dire cioè non rinunciare a raccontare il Potere, un Potere di cui anche molti editori,direttori e giornalisti fanno parte, o dal quale attendono qualcosa.

Pensate a ciò che sta accadendo in questi mesi. Le aziende editoriali per salvarsi sperano di ottenere degli aiuti dal Governo. A Palazzo Chigi si studiano diverse soluzioni: dalla cassa integrazione, fino agli scivoli per i prepensionamenti pagati non dagli editori, ma dagli enti previdenziali. Non è ancora chiaro che cosa verrà deciso. È chiaro invece che cosa accade nell'informazione: si viaggia sotto traccia, si sta tranquilli, si cerca di non irritare troppo il manovratore.

Disinformazione continua? E noi informiamo!



Le operazioni di disinformazione inperversano. E’ palese che qualcuno vuole creare un clima di “paranoia da intercettazioni” cercando così di diffondere subdolamente l’esigenza che da una parte la legge che vieta di fatto le intercettazioni sia necessaria, dall’altra che Genchi sia un intercettatore illegale e che quindi vada debellato.

L’ultimo esempio è dato da Corriere.it che pubblica un articolo dal titolo “Gli sms che spiano: pedinamento digitale e informazioni rubate” di Giovanni Bianconi (tieniamoli a mente questi disinformatori ché, se riusciamo a fermarli, poi li mandiamo a temperare le matite) in cui si cita il nome di Gioacchino Genchi, quasi casualmente, per rafforzare il messaggio di paura che si vuole trasmettere.

Il succo dell’articolo è che per spiare un qualsiasi cellulare è sufficiente inviargli un sms: niente di più falso!

Affinchè un cellulare possa essere così platealmente, nonché illegalmente, spiato occorre almeno uno di questi presupposti, che dipendono esclusivamente dalla cura che riponiamo nei confronti del nostro telefonino:

- far installare direttamente sul telefonino da spiare un apposito software (sarebbe come permettere a qualcuno di farsi la copia delle chiavi della nostra casa);
- attivare il bluetooth e tenerlo configurato in modo che chiunque si possa collegare al nostro telefonino e possa fare quello che vuole (è come, non solo lasciare le chiavi del portone di casa nella toppa, ma anche mettere dei cartelli in strada che indichino il percorso per arrivare a quel portone).

Informarsi e informare per resistere.

Da Violante a Jannuzzi, dalla tragedia alla farsa

Luciano Violante è l’ex magistrato che nel 2003 confessò in Parlamento di aver garantito a Berlusconi “che non sarebbero state toccate le sue televisioni” e che non sarebbe stato fatto nulla per risolvere il problema del conflitto di interessi.
Non solo: sottolinea anche il contributo dato per moltiplicare il fatturato delle aziende del Cavaliere.Ancora non si è saputo a che titolo, dietro quale mandato, in cambio di cosa.



Luciano Violante è l’ex magistrato che nei giorni scorsi ha dichiarato:
“La campagna di Di Pietro e di Marco Travaglio a difesa di De Magistris e del consulente Genchi può apparire di sostegno non tanto del magistrato quanto del futuro candidato. Non dubito della buona fede dei protagonisti, ma oggi il modo con cui appare essere stata costruita la candidatura di De Magistris rischia di screditare insieme magistratura, politica e giornalismo.”
Visto che magistrati politici e giornalisti ci pensano da soli a screditarsi, con i loro comportamenti spesso sfociati in condanne che però non hanno impedito loro di continuare a fare danni, c’è da continuare a chiedersi: a che titolo, dietro quale mandato, in cambio di cosa continua a parlare Luciano Violante?
E poi:
“Dovrebbero essere i magistrati a fissare certe regole. Per esempio, chi ha gestito processi mediatici prima di tre anni non può candidarsi.”
Dovrebbero essere i parlamentari (titolari del potere legislativo, a compimento del mandato degli elettori, in cambio della legalità) a fissare certe regole. Per esempio chi è condannato, per mafia o corruzione non può candidarsi. Per tutta la vita. Soprattutto con una legge elettorale porcata.
Ovviamente il sincero Lino Jannuzzi dall’autorevole ilVelino prende la palla al balzo:
“In definitiva, De Magistris scende in politica, sempre con l’incoraggiamento di Genchi, per affiancare e “difendere”, anche in Europa, i magistrati di Palermo e di Caltanisetta che hanno ripreso, diciassette anni dopo, a indagare sui “mandanti occulti” delle stragi che, secondo il registro degli indagati in cui furono inscritti diciassette anni fa, sarebbero stati Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi: a quando la loro ri-iscrizione?”
L’ex onorevole mette le mani avanti, però qui almeno è chiaro il debito di riconoscenza nei confronti di chi ha voluto far passare una condanna per diffamazione come reato d’opinione, anche se compiuto non in veste di onorevole e quindi a che titolo? Dietro quale mandato?In cambio di cosa, in parte, è sotto gli occhi di tutti. Un’altra parte avrebbe potuto emergere dalle inchieste fatte abortire.
Quindi l’ex onorevole conclude citando l’ex magistrato:
“Oggi Violante dichiara che la candidatura di De Magistris “pone una serie di interrogativi sul rapporto tra politica e magistratura e anche tra giornalismo e magistratura” e rischia di screditare insieme magistratura, politica e giornalismo”. Da Violante a Di Pietro e De Magistris: dalla tragedia alla farsa.”

Senza pudore.Da Violante a Jannuzzi, dalla tragedia alla farsa.
Biglietto di sola andata, per favore.