“Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia; il resto è propaganda. Il suo compito è additare ciò che è nascosto, dare testimonianza e, pertanto, essere molesto” (Horacio Verbitsky)

venerdì 26 dicembre 2008

The coming year of economic crisis is no time for Berlusconi to chair the G8

The Guardian, 23.12.08











Il playboy settantaduenne del mondo occidentale ha salvato David Beckham ed é ora intenzionato a salvare il suo paese e, come Gordon, il pianeta.

[articolo originale di David Gow qui]

Gordon Brown ha salvato il mondo, Angela Merkel il suo budget federale, Jose Manuel Barroso il suo incarico per un secondo termine - e Nicolas Sarkozy ha salvato l'Europa. Ora, mentre un orribile anno di previsioni economiche ancora piú nere si avvicina per l'UE, viene avanti Silvio Berlusconi.

Ha salvato David Beckham dall'oscuritá di Los Angeles aiutandolo ad essere preso in prestito per 10 settimane dalla sua squadra di calcio, l'AC Milan - garantendogli accordi con sponsor piú remunerativi e apparizioni su molti canali TV del suo impero Mediaset. Missione compiuta, ora é il momento di salvare l'Italia e, come Gordon, il pianeta.

L'1 gennaio, il giorno in cui Sarko smetterá ufficialmente di essere presidente dell'UE, il presidente del consiglio italiano gli subentrerá e, con complessi di superioritá da togliere il respiro, é giá indaffarato a preparare un summit tra Barack Obama e il russo Dmitri Medvedev.

Per marzo, quando l'economia europea dovrebbe essere in pieno declino, sta pianificando un summit G14 - idea originariamente di Sarko per coinvolgere le economie emergenti - sulla "dimensione umana" della crisi finanziaria.

Presumibilmente, questo é il linguaggio diplomatico per crescita dei debiti personali, povertá, disoccupazione, disperazione e tutte le cose che comporterá, potenzialmente, la depressione di metá inverno portata dalla peggiore recessione dai tempi della seconda guerra mondiale. Specialmente nel suo paese, che é stato in recessione per due quadrimestri, si trova ad affrontare un'impennata della disoccupazione, vede la casa automobilistica Fiat cercare un partner che la compri risolvendo i suoi problemi e che, senza l'Euro e la Banca Centrale Europea che disprezza, sarebbe giá in bancarotta.

Berlusconi, uomo da 10 miliardi di dollari ed architetto seriale di riforme giudiziarie per garantirsi l'immunitá dalla giustizia, é il leader politico che ha chiamato Obama "abbronzato" e un membro tedesco del parlamento europeo "Kapó".

Il suo contributo al programma di recupero economico dell'UE - un incentivo da 200 miliardi di euro del valore del 1.5% del PIL - sembra essere un taglio alle tasse dei suoi sostenitori politici in piccoli affari e ha ridotto le punizioni per gli evasori fiscali - che valgono l' 1% del PIL, secondo politici dell'opposizione in Italia. Il pacchetto é talmente ridicolo che molti analisti ritengono che potrebbe comportare un ulteriore riduzione delle entrate fiscali.

Ora il playboy settantaduenne del mondo occidentale vuole diventare presidente della repubblica, succedendo all'ex comunista Giorgio Napolitano, uomo di grande integritá, dopo il 2013. Presumibilmente, in stile Mugabe, vita natural durante e, in stile Chirac, con immunitá perpetua dai processi.

Questa, in tutta serietá, é la persona che per rotazione presedierá il G8 l'anno prossimo, quando probabilmente ci sará un bagno di sangue nell'economia di tutto il mondo.

E' venuto il momento di finire questo stupido processo e, come previsto per l'UE dal trattato di Lisbona, scegliere un presidente di vera statura e visione per prendere le redini in questo lungo viaggio. Soprattutto siamo tutti d'accordo che, come il consiglio di sicurezza dell'ONU e il Fondo Monetario Internazionale, ci vorrebbe una riforma permanente per includere la Cina, l'India e altri paesi tra le economie emergenti.

E' giá abbastanza che l'eurotossico Vaclav Klaus, presidente della repubblica Ceca, diventi il capo titolare dell'UE dopo il primo gennaio (OK, il suo primo ministro presiederá i meeting). Questo articolo preferirebbe vedere Sarko coronare la sua ambizione a diventare presidente a lungo termine dell'eurogruppo e leader de facto dell'UE dopo il suo successo iperattivo alla guida dell'UE nei sei mesi scorsi.

Forse potrebbe anche incaricarsi del G8/G14 per il resto del suo mandato all'Eliseo, che sará sicuramente esteso dopo il 2012 per altri 5 anni.

Or give it to Tony Blair. Anyone but the ill-suited Berlusconi, the undisputed president of Tangentopoli 2, or bribery city, that his native country has yet again become.

O datelo a Tony Blair. Tutti tranne l'inadatto Berlusconi, presidente indiscusso di questa Tangentopoli 2, o "cittá della corruzione", che il suo paese é diventato ancora una volta.

lunedì 22 dicembre 2008

Dieci modi per promuovere Pandora


Il progetto Pandora si trova adesso nel momento più delicato perché, anche se vogliamo essere ottimisti, non possiamo dare nulla per scontato, e soprattutto perché dall’entità della cifra raccolta dipende quanta “televisione” riusciremo a mettere effettivamente in cantiere

Dobbiamo quindi far conoscere a più gente possibile il nostro progetto e le nostre ragioni, ma possiamo contare solo sui nostri sostenitori e sulle tante persone che si sono messe a disposizione organizzando dei gruppi sul territorio. Per questo chiediamo aiuto a tutti quelli che, come noi, sono disposti a impegnarsi in prima persona per far diventare Pandora realtà.

Dieci modi per promuovere Pandora:

  1. Parlare di Pandora a tutte le persone che conosci invitandole ad andare sul nostro sito. Alle persone che non hanno Internet puoi dare il volantino di presentazione con i dati per il versamento e la scheda di adesione da compilare e mandare per posta ordinaria.
  2. Attaccare la nostra locandina in giro, nelle sedi di associazioni, nelle librerie o in qualunque tipo di negozio o locale che si renda disponibile.
  3. Contattare o metterci in contatto con associazioni, organizzazioni, enti etc chiedendo di inserire un link, o meglio un banner, di Pandora nel loro sito.
  4. Segnalarci testate giornalistiche, radio e Tv locali che potrebbero essere interessati a un rapporto di reciproca collaborazione.
  5. Inviare una lettera di presentazione di Pandora scritta da te o, se preferisci, la lettera già predisposta, a tutte le persone della tua “mailing list personale”.
  6. Segnalarci iniziative, convegni e manifestazioni a cui potremmo intervenire per presentare Pandora o organizzare un tavolo informativo.
  7. Proiettare il nostro documentario promozionale in riunioni di gruppi, associazioni o movimenti di cui fai parte o a gruppetti di amici e conoscenti (ancora non è disponibile in dowload, ma puoi richiedere il DVD a “Associazione Canale Zero ” via Bargoni 78 00153 ROMA ).
  8. Parlare di Pandora in tutti i forum, i blog, le chat a cui partecipi (e magari telefonare e scrivere a radio e giornali, anche locali, per segnalare le nostre iniziative).
  9. Mandare segnalazioni, citazioni, foto e materiali video, (ma anche critiche e suggerimenti) per rendere sempre più “vivo” il nostro sito.
  10. Dare una mano a chi organizza incontri, tavoli informativi e volantinaggio per promuovere Pandora nella tua città o farti tu stesso/tu stessa promotore e promotrice di un gruppo di sostegno di Pandora (scrivi una mail a contatti> organizzazione).

sabato 20 dicembre 2008

VII comandamento I comma


Marco Travaglio, 20 dicembre 2008
Il dibattito su come uscire dalla nuova Tangentopoli si fa ogni giorno più avvincente, con soluzioni vieppiù innovative. Andrea Romano (Il Riformatorio): “Via Veltroni”, cioè uno dei pochi non inquisiti. Follini: “Via Di Pietro” (come sopra). Il Giornale di Berlusconi (Paolo): “Via Di Pietro”. Il Foglio di Berlusconi (Veronica): “Il Pd dimentichi Berlinguer e la questione morale”. Berlusconi (Silvio): “Basta intercettazioni”, così non si scoprono più le tangenti e il caso è chiuso. Violante: “Riformare Csm e Procure” (come sopra). Lanzillotta: “Impegnarsi a fondo per riformare la magistratura” (brava: non la giustizia, i magistrati). Fassino: “Non fare come Occhetto che sbagliò, dicendo ai giudici di fare il loro lavoro e a noi di fare pulizia interna” (quindi fare come Craxi, finito benissimo). Cicchitto: “Loro non parlino più di questione morale nei nostri confronti e noi non saremo farabutti come loro nel ‘92” (cioè come lo furono i suoi alleati Lega e An, tifosi di Mani Pulite). Capezzone: “Chiedere scusa a Craxi” (che in quattro anni portò il debito-pil soltanto dal 70 al 92%). Pomicino: “Chiedere scusa a Pomicino” (due volte condannato, insiste che le assoluzioni sono di più, quindi le condanne non contano). Mantini e Minniti (Pd): no all’arresto di Margiotta anche senza fumus persecutionis e in barba alla Costituzione, perché “non ci sono le prove” (come se spettasse al Parlamento valutarle). Margiotta, appena salvato: “La Russa ha subito difeso Bocchino, ma nessuno del Pd ha difeso Lusetti” (un po’ di omertà di casta non fa mai male).

Tutto molto bello e interessante.

Ma, absit iniuria verbis: e provare a non rubare?

mercoledì 17 dicembre 2008

Salva Mills, dono di Ghedini a tutti i delinquenti


Grazie ad un articolo apparso su Repubblica di ieri a firma di Liana Milella, ho appreso che l’avvocato deputato Niccolò Ghedini, difensore del plurimputato Silvio , sta mettendo a punto una norma “salva Mills” o se preferite “salva delinquenti“.
Si tratta di una modifica all’articolo 190 del codice di procedura penale sul diritto alla prova, che fra le altre cose concede ai giudici la facoltà di rifiutare testimoni in aula ritenuti inopportuni o inutili, soprattutto quando posseggono prove sufficienti per arrivare a sentenza. Ghedini toglierà proprio questa facoltà ai giudici e favorirà le difese degli imputati, che potranno così portare in aula un numero infinito di testimoni inutili. Un’arma in più in mano ai delinquenti che così potranno sperare di rimanere impuniti grazie alla prescrizione.

Esattamente come nel caso di David Mills. Il suo difensore Federico Cecconi, dopo aver portato in aula tutti i testimoni possibili, alcuni addirittura 2 volte come nel caso della consulente contabile Daniela Tavernari, non ha più carte da giocare. Tanto più da quando i giudici, nell’ordinanza del 20 novembre scorso, ritennero inutile la testimonianza dello stesso Silvio chiesta proprio da Cecconi.
Nell’udienza di venerdì prossimo i giudici sentiranno per l’arringa finale il pm Fabio De Pasquale, prima di rimandare il tutto a dopo le feste natalizie. Periodo entro il quale il governo approverà con un colpo di maggioranza la modifica alla norma, che permetterà a tutte le difese, di tutti i delinquenti sotto sentenza, di portare in aula testimoni a getto per sperare di mandare i processi in prescrizione.
In questo modo gli avvocati difensori dei delinquenti diventeranno potentissimi rispetto ai magistrati inquirenti, e i delinquenti che si macchieranno di un reato penale in Italia, avranno una certezza in più di farla franca. Alla faccia della ragionevole durata dei processi e della certezza della pena.

La modifica all’articolo 190 serve a salvare la reputazione internazionale a perché se fosse citato in sentenza in qualità di corruttore, la sua immagine internazionale di burattino di cui già gode sarebbe del tutto spacciata.
Se anche il processo di David Mills andasse in prescrizione tutto finirebbe nel nulla. Con buona pace per la giustizia.
Spargiamo voce.

sabato 13 dicembre 2008

Regime? Magari

di Marco Travaglio*

Il presidente del Consiglio comunica alla Nazione che riscrive la Costituzione a colpi di maggioranza e a propria immagine e somiglianza per metter la Giustizia alle dipendenze del governo, cioè sue. Ma nessuno dei presenti ha nulla da obiettare. Anche perché l'annuncio eversivo non lo dà in Parlamento o in Consiglio dei ministri, ma al Tempio di Adriano, dove presenta l'ultimo libro di Bruno Vespa pubblicato da Mondadori, cioè da lui. Il libro, rapidamente entrato e ancor più rapidamente uscito dalle classifiche dei più venduti, è definito dal premier editore (che non l'ha letto) "un poema dantesco, dall'Inferno della sinistra al Paradiso del mio governo: regalàtelo a Natale, così fate contenti gli editori". Cioè lui. L'insetto se la ride di gusto e ne ha ben donde: il premier lo mantiene da anni con tutta la famiglia. Pur pensionato, Vespa va in onda su Rai1 quattro sere a settimana per 1,2 milioni l'anno grazie a Del Noce, cioè a Berlusconi. Il quale gli pubblica i libri e paga lautamente una rubrica su Panorama. Qui lavora pure il fratello, Stefano Vespa, mentre la signora Augusta Iannini in Vespa dirige l'ufficio legislativo del ministero della Giustizia del governo Berlusconi: la paghiamo per scrivere le controriforme di Angelino Jolie. Il vernissage si chiude con sapide battute sugli sport preferiti dal satrapo("le donne e la caccia, ovviamente alle donne"): entusiasmo incontenibile. Nelle stesse ore il Csm anticipa la riforma e diventa il plotone di esecuzione della politica: via tutti i pm di Salerno che osano indagare sul verminaio di Catanzaro, allarmando tanti bravi ladri. E' vero, questo non è un regime. E' peggio.

* l'Unità - 12 dicembre 2008

Appello Fini-Travaglio

Vignetta di Natangelo















di Massimo Fini e Marco Travaglio

Con l’annuncio di Silvio Berlusconi di voler cambiare la Costituzione a colpi di maggioranza si è giunti al culmine di un’escalation, iniziata tre lustri fa, che porta dritto e di filato a una dittatura di un solo uomo che farebbe invidia a un generale birmano.

Da un punto di vista formale la cosa è legittima. La nostra Carta prevede, all’articolo 138, i meccanismi per modificare le norme costituzionali. Ma farlo a colpi di maggioranza lede i fondamenti stessi della liberal-democrazia che è un sistema nato per tutelare innanzitutto le minoranze (la maggioranza si tutela già da sola) e che, come ricordava Stuart Mill, uno dei padri nobili di questo sistema, deve porre dei limiti al consenso popolare. Altrimenti col potere assoluto del consenso popolare si potrebbe decidere, legittimamente dal punto di vista formale, che tutti quelli che si chiamano Bianchi vanno fucilati. Ma la Costituzione non ha abolito la pena di morte? Che importa? Si cambia la Costituzione. Col consenso popolare. Elementare Watson. Senza contare che a noi la Costituzione del 1948 va bene così, e non si vede un solo motivo per stravolgerla (altra cosa è qualche ritocco sporadico per aggiornarla).

Com’è possibile che in una democrazia si sia giunti a questo punto? Non fermando Berlusconi sul bagnasciuga, permettendogli, passo dopo passo, illiberalità e illegalità sempre più gravi. Prima il duopolio Rai-Fininvest (poi Mediaset) che è il contrario di un assetto liberal-liberista perché ammazza la concorrenza e in un settore, quello dei media televisivi, che è uno dei gangli vitali di ogni moderna liberaldemocrazia. Poi un colossale conflitto di interessi che si espande dal comparto televisivo a quello editoriale, immobiliare, finanziario, assicurativo e arriva fino al calcio. Quindi le leggi “ad personas”, per salvare gli amici dalle inchieste giudiziarie, “ad personam” per salvare se stesso, il “lodo Alfano”, che ledono un altro dei capisaldi della liberaldemocrazia: l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. Infine una capillare, costante e devastante campagna di delegittimazione della Magistratura non solo per metterle la mordacchia (che è uno degli obbiettivi, ma non l’unico e nemmeno il principale della cosiddetta riforma costituzionale), ma per instaurare un regime a doppio diritto: impunità sostanziale per “lorsignori”, “tolleranza zero”, senza garanzia alcuna, per i reati di strada, che sono quelli commessi dai poveracci.

Presidente del Consiglio, padrone assoluto del Parlamento e di quei fantocci che sono i presidenti delle due Camere, padrone assoluto del centro-destra, se si eccettua, forse, la Lega, padrone di tre quarti del sistema televisivo, con un Capo dello Stato che assomiglia molto a un Re travicello, Silvio Berlusconi è ormai il padrone assoluto del Paese e si sente, ed è, autorizzato a tutto. Recentemente ha avuto la protervia di accusare le reti televisive nazionali, che pur controlla nella stragrande maggioranza (ieri, in presenza del suo inquietante annuncio, si sono occupate soprattutto della neve), di “insultarlo”, di “denigrarlo”, di essere “disfattiste” (bruttissima parola di fascistica memoria), di parlare troppo della crisi economica e quasi quasi di esserne la causa (mentre lui, il genio dell’economia, non si era accorto, nemmeno dopo il crollo dei “subprime” americani, dell’enorme bolla speculativa in circolazione).

Poi, non contento, ha intimidito i direttori della Stampa e del Corriere (il quale ultimo peraltro se lo merita perché ha quasi sempre avvallato, con troppi silenzi e qualche adesione, tutte le illegalità del berlusconismo) affermando che devono “cambiare mestiere”.

Questa escalation berlusconiana ci spiega la genesi del fascismo. Che si affermò non in forza dei fascisti ma per l’opportunismo, la viltà, la complicità (o semplicemente per non aver capito quanto stava succedendo) di tutti coloro che, senza essere fascisti, si adeguarono.

Ma sarebbe ingeneroso paragonare il berlusconismo al fascismo. Ingeneroso per il fascismo. Che aveva perlomeno in testa un’idea, per quanto tragica, di Stato e di Nazione. Mentre nella testa di Berlusconi c’è solo il suo comico e tragico superego, frammisto ai suoi loschi interessi di bottega.

Una democrazia che non rispetta i suoi presupposti non è più una democrazia. Una democrazia che non rispetta le sue regole fondamentali non può essere rispettata. A questo punto, perché mai un cittadino comune dovrebbe rispettarla, anziché mettersi “alla pari” col Presidente del Consiglio? “A brigante, brigante e mezzo” diceva Sandro Pertini quando lottava contro il totalitarismo. O per finirla in modo più colto: “Se tutto è assurdo”, grida Ivan Karamazov “tutto è permesso”.

Massimo Fini
Marco Travaglio

giovedì 11 dicembre 2008

Via di qui. Cattivi magistrati e cattivi giornalisti.

Avevo fatto una battuta: avevo detto: i giornalisti, a differenza dei magistrati, non possono essere trasferiti. Avrei fatto meglio a stare zitto. Da lì a poco sarei stato “trasferito” anch’io. E’ stato la sera del 3 dicembre, dopo che sul mio giornale era uscito un mio servizio da Catanzaro sulle perquisizioni e i sequestri ordinati dalla procura di Salerno nei confronti di otto magistrati calabresi e di altri politici e imprenditori. http://www.carlovulpio.it/Lists/Roba%20Nostra/DispForm.aspx?ID=12 Come sempre, non solo durante questa inchiesta, ma perché questo è il mio modo di lavorare, avevo “fatto i nomi”. E cioè, non avevo omesso di scrivere i nomi di chi compariva negli atti giudiziari (il decreto di perquisizione dei magistrati di Salerno, che trovate su questo blog in versione integrale) non più coperti da segreto istruttorio. Tutto qui. Nomi noti, per lo più. Accompagnati però da qualche “new entry”: per esempio, Nicola Mancino, vicepresidente del Csm, Mario Delli Priscoli, procuratore generale della Corte di Cassazione, Simone Luerti, presidente dell’Associazione nazionale magistrati. Con una telefonata, il giorno stesso dell’uscita del mio articolo, la sera del 3 dicembre appunto, invece di sostenermi nel continuare a lavorare sul “caso Catanzaro” (non chiamiamolo più “caso de Magistris”, per favore, altrimenti sembra che il problema sia l’ex pm calabrese e non ciò che stanno combinando a lui, a noi, alla giustizia e alla società italiana), invece di farmi continuare a lavorare – dicevo –, come sarebbe stato giusto e naturale, sono stato sollevato dall’incarico. Esonerato. Rimosso. Congedato. Trasferito. Con una telefonata, il mio direttore, Paolo Mieli, ha dichiarato concluso il mio viaggio fra Catanzaro e Salerno, Potenza e San Marino, Roma e Lamezia Terme. Un viaggio cominciato il 27 febbraio 2007, quando scoppiò “Toghe Lucane” (la terza inchiesta di de Magistris, con “Poseidone” e “Why Not”). Un viaggio che mi fece subito capire che da quel momento in poi nulla sarebbe stato più come prima all’interno della magistratura e in Italia. Tanto è vero che successivamente ho avvertito la necessità di scrivere un libro (“Roba Nostra”, Il Saggiatore), che, dicevo mentre lo consegnavo alle stampe, “è un libro al futuro”. Una battuta anche questa, certo, perché come si fa a prevedere il futuro? In un libro, poi, che si occupa di incroci pericolosi tra politica, giustizia e affari sporchi… Ma si vede che negli ultimi tempi le battute mi riescono piuttosto bene, visto che anche questa, come quella sul “trasferimento” dei giornalisti, si è avverata. Avevo detto – e lo racconto in “Roba Nostra” – che in Basilicata l’anno scorso è stato avviato un esperimento, che, se nessuno fosse intervenuto, sarebbe stato riprodotto da qualche altra parte in maniera più ampia e più disastrosa. E’ accaduto che mentre la procura di Catanzaro (c’era ancora de Magistris) stava indagando su un bel numero di magistrati lucani, di Potenza e di Matera, la procura di Matera (gli indagati) si è messa a indagare sugli indagatori (de Magistris). Come? Surrettiziamente. E cioè? Si è inventato il reato di “associazione a delinquere finalizzato alla diffamazione a mezzo stampa” e ha messo sotto controllo i telefoni di cinque giornalisti (me compreso) e un ufficiale dei carabinieri (quello delegato da de Magistris per le indagini sui magistrati lucani). Così facendo, i magistrati indagati hanno potuto conoscere cosa si dicevano gli indagatori (de Magistris e l’ufficiale delegato a indagare). Avvertivo: guardate che così va a finire male. Chiedevo: caro Csm, caro Capo dello Stato, intervenite subito. Niente. Nemmeno una parola, un singulto, un cenno. Nemmeno quando era chiaro a tutti che quei magistrati lucani, al di là di ogni altra considerazione, vedevano ormai compromessa la loro terzietà. Un magistrato - si dice sempre, e a ragione -, come la moglie di Cesare, deve non soltanto “essere”, ma anche “apparire” imparziale, terzo, non sospettabile di alcunché. Per i magistrati lucani, invece, non è così. Nonostante siano parti in causa, essi continuano a indagare sugli indagatori, chiedono e ottengono proroghe di indagini (siamo alla quarta) perché, dicono, il reato che si sono inventati, l’associazione a delinquere finalizzata alla diffamazione a mezzo stampa, è complicatissimo. E rimangono al proprio posto nonostante le associazioni regionali degli avvocati ne chiedano il trasferimento, per consentire un funzionamento appena credibile della giustizia. Niente. Si è lasciato incancrenire il problema ed ecco replicato l’esperimento a Catanzaro. La “guerra” fra procure non è altro che la riproduzione di quel corto circuito messo in atto da indagati che indagano sui loro indagatori, affinché, rovesciato il tavolo e saltate per aria le carte, non si sappia più chi ha torto e chi ha ragione perché, appunto, “c’è la guerra”. E dopo la “guerra”, ecco la “tregua” o, se preferite, “l’armistizio” (così, banalmente ma non meno consapevolmente, tutti i giornali, salvo rarissime eccezioni di singoli commentatori). Guerra e tregua. E’ questo il titolo dell’ultima, penosa sceneggiata italiana su una vicenda, scrivo in “Roba Nostra”, che è la “nuova Tangentopoli” italiana. Quando, sei mesi fa, è uscito il libro, qualcuno mi ha chiesto se non esagerassi. Adesso, l’ex presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, dichiara: “Ciò che sta accadendo oggi è peggio di Tangentopoli”. E Primo Greganti, uno che se ne intende, ammette anche lui, che “sì, oggi è peggio di Tangentopoli”. Infine, una curiosità, o una coincidenza, o un suggerimento per una puntata al gioco del Lotto, fate voi. Mi hanno rimosso dal servizio che stavo seguendo a Catanzaro il 3 dicembre 2008. Esattamente un anno prima, il 3 dicembre 2007, Letizia Vacca, membro del Csm, anticipava “urbi et orbi” la decisione che poi il Csm avrebbe preso su Clementina Forleo e Luigi de Magistris. “Sono due cattivi magistrati, due figure negative”, disse la Vacca. E Forleo e de Magistris sono stati trasferiti. Per me, più modestamente, è bastata una telefonata. Ma diceva più o meno la stessa cosa. Diceva che sono un cattivo giornalista.
Carlo Vulpio

mercoledì 10 dicembre 2008

Travaglio for .... Ministro di Grazia e giustizia!!!

10 dicembre 2008 da www.voglioscendere.it, Marco Travaglio

Easy handcuffs

Vignetta di Roberto Corradi

Arrestato per corruzione e frode il governatore democratico dell’Illinois, Rod Blagojevich: dopo mesi di intercettazioni, è accusato di aver tentato di vendere la poltrona senatoriale liberata da Obama. L’Fbi - rivela il Chicago Tribune - indagava su di lui da tre anni per tangenti in cambio di assunzioni. “Le accuse sono sconvolgenti”, dichiara il procuratore Fitzgerald: “Blagojevich ha preso tangenti e usato il suo incarico per frenare la libertà di critica della stampa”. Immediate le reazioni. George Neapolitan è “allarmato per l’ennesima guerra fra politica e magistratura” e chiede gli atti alla procura. Il Csm si prepara a trasferire Fitzgerald in Alaska. Silvio Dwarf è solidale con Blagojevich, “vittima delle manette facili e del giustizialismo delle toghe rosse che calpestano la privacy”. Sull’Evening Courier, Angel Whitebread domanda: “Era proprio necessario questo arresto-spettacolo?”. Casparr, Chikkitt, Bondy e Little Sheep denunciano in una nota “l’abuso di intercettazioni e il circuito mediatico-giudiziario, impensabili nelle vere democrazie come gli Usa”. Little Angel Alphanous invia gl’ispettori a Springfield e invita i democratici a “votare le mie riforme della giustizia e delle intercettazioni”. Max Little Moustache e Anne Fennel aprono al dialogo. Per Lucian Violator “i giudici han troppo potere sui politici, dobbiamo riscrivere la Costituzione con Blagojevich, non appena sarà scarcerato”. Daniel Big Nipple sfida i democratici: “Ora chiedano scusa ad Al Capone”. In un pizzino rinvenuto per caso, Nicholas The Tower scrive: “Io non posso dirlo, ma queste intercettazioni cominciano a starmi sul cazzo”.

La guerra dell'informazione

Articolo tratto da: www.byoblu.com

La televisione è morta, il problema è che ancora non lo sa. Soprattutto, non lo sanno gli italiani. La guardano in silenzio. Sprofondano sul divano, impugnando un telecomando come fosse una bacchetta magica, o uno scettro del potere. Premono un tasto e si fanno. L'informazione è come la droga: quella pura è solo per i ricchi. I poveracci possono trovarla solo tagliata male. A tagliarla ci pensa una struttura delta. Sono loro i veri spacciatori. La gente si fa di sogni artificiali, naviga su isole che non ha mai visto, chiama per nome persone che non conosce e cui non avrà mai la possibilità neppure di avvicinarsi. Uomini appendono calendari di donne che non si faranno mai. Donne guardano soap e vivono storie ed intrecci amorosi sentendosi regine di vite che non gli appartengono. Adolescenti fanno a gara per chi è più sgrammaticato e ha meno valori in assoluto. I vincitori vengono premiati in appositi programmi, affinché possano diventare a loro volta un esempio per tutti gli altri. Tutti, indistintamente, quando accendono i loro super schermi piatti dai colori sgargianti sono accomunati da un unico denominatore comune: credono.

La televisione è l'Olimpo del nuovo millennio, è il ventre che i nuovi aruspici squartano per interrogare gli dei. Gli dei sono loro: c'è il dio Berlusconi, il dio Obama, il dio Ratzinger, il dio Veltroni, il dio Totti, ecco la classifica completa... Spendiamo sempre più soldi per goderci lo spettacolo. Vogliamo vedere i nostri miti a grandezza naturale, per avere l'illusione che abitino in casa nostra, non importa se quell'immagine è costruita da complessi giochi di luci e manipolata da truccatori che farebbero invidia a Giotto. Vogliamo ascoltarli in Dolby Surround, ascoltare le loro voci provenire da tutti gli angoli della stanza, che non sono più quattro ma 5 + 1. Non importa quanti microfoni e circuiti audio elaborino il loro suono per conferirgli le profondità del rombo del tuono e gli acuti dei cristalli puri. Nel frattempo, mentre noi non riusciamo ad arrivare a fine mese, loro con i nostri soldi vivono una vita diversa, quella vera. Fatta di lusso, macchine costose, ristoranti eccellenti, aerei privati, ville fiabesche, donne scolpite nella pietra - talune diventano perfino ministro. Quando li incontriamo per strada ci evitano con aria annoiata. A volte sono perfino maleducati. Come veri e propri dei, assoldano angeli e demoni che li proteggono dai comuni mortali. Li chiamano bodyguards, ma sono solo scagnozzi palestrati, mercenari pagati per non avere nessun rispetto. Il valore di un telespettatore è nell'abbonamento che paga, è nei prodotti che acquista, è nel voto che esprime. Il telespettatore è una risorsa da sfruttare, un territorio da colonizzare, un'area edificabile, un frutto da spremere. Con il suo stesso consenso.

L'antidoto, il nuovo Messia, la formula magica che se declamata può avviare il risveglio si chiama internet. Internet permette di comunicare. Internet è cocaina pura e rosa per tutti, nessuno la può tagliare. Internet è informazione incontrollata e incontrollabile. I mortali stanno distogliendo l'attenzione dall'Olimpo e iniziano a costruirsi dei su misura, scelti da loro, tra di loro e per loro. Internet è anarchia religiosa. Tra gli dei, i grandi artisti della musica hanno iniziato a preoccuparsi per primi. Scrivere canzonette non basta più a vivere da nababbi alle spalle di chi muore di fame. Internet prende ai ricchi per dare ai poveri. Perché un minatore che lavora 10 ore nella pancia di una montagna rischiando la vita tutti i giorni dovrebbe prendere un ventesimo di uno che sa suonare una chitarra, è vagamente intonato, si alza a mezzogiorno e passa il tempo a bere birra e a farsi ninfomani decerebrate? Così internet prende la musica e la distribuisce a tutti, con buona pace del dio cantante che dovrà rinunciare a qualche suite imperiale. Gli dei attori, produttori e registi stanno subendo la stessa sorte. Cosa fanno di più degli operai che lavorano tutto il giorno nelle discariche a cielo aperto, con i piedi sull'amianto? Per quale motivo, mentre i secondi muoiono lasciando le loro famiglie senza un futuro e senza un presente, loro dovrebbero farsi pagare milioni di euro qualche mese di lavoro? Internet prende i film e li distribuisce a tutti. Certo, l'ingordigia degli dei è senza fine: non possono rinunciare a cambiare un treno di gomme alla Porsche almeno una volta al mese. Così cercano di terrorizzare i mortali, li perseguono, li denunciano, ma è come cercare un ago in un pagliaio. Sono vittima delle loro stesse farneticanti sceneggiature. Come in un film di Indiana Jones, alla fine le colonne del tempio crollano, abbattute dal terremoto della rete, ma questa volta i muri e i tetti sono quelli delle loro case. Un altro pezzo di Olimpo si sta sgretolando.

Ora tocca agli dei dell'informazione. Internet prende le notizie, le opinioni, le idee e le distribuisce a tutti. Non c'è più bisogno di moderazione, di distorsioni di convenienza. Nella rete, la struttura delta non è ancora riuscita a trovare il bandolo della matassa. Ci stanno provando, però. Sia dall'interno che dall'esterno, ma la battaglia è ancora aperta. Vincerla si può. Bisogna diffondere. Soprattutto, bisogna usare la rete.

Mentre in tutta Europa l'uso di internet è in forte ascesa (Dati Eurostat 2008), proprio in Italia - guardacaso il paese mafiocratico piduista - non solo si è verificata la crescita più ridicola rispetto agli altri grandi paesi Europei (dal 40% al 43% tra il 2006 e il 2007 contro l'ascesa dal 41% al 49% della Francia e dal 39% al 45% della Spagna), ma nel 2008 siamo stati l'unico paese a diminuire il numero di famiglie che navigano. Se nel 2007 43 famiglie su 100 usavano internet, nel 2008 ce ne siamo persa una, tornando al 42%. La Francia invece ha allacciato alla rete altre 13 famiglie su cento, balzando al 62%. La Spagna ha oltre la metà delle famiglie connesse in rete, il 51%. L'Inghilterra il 71%, la Germania il 75% e la Danimarca l'82%.
Questo significa che, in proprozione, abbiamo la metà dei cittadini informati che ha la Danimarca. Abbiamo cioè il doppio di pazienti che vivono in stato di coma neurovegetativo e alzano la mano solo una volta ogni cinque anni, per mettere un simbolo su una croce e votare secondo le direttive ricevute dalla struttura delta.
Ma quanti sono i partigiani dell'informazione? Da noi, solo una di quelle 43 famiglie tiene un blog, mentre ce ne sono altre quattro che invece perlomeno lo leggono. E gli altri? La stragrande maggioranza usa la rete per organizzarsi un viaggio (20%). Il resto legge le maggiori testate online (17%), cerca informazioni sulla salute (16%), interagisce con l'autorità pubblica (15%) e interagisce con la sua banca (13%).

Le sorti della guerra nei 27 territori dell'UE allargata stanno velocemente cambiando in favore dello schieramento della rete. Solo in Italia stiamo arretrando. L'esercito dello psiconano ci ha fatto perdere metri preziosi, e incalza. A questo punto, mentre in tutto il mondo i blogger iniziano a fare paura, tanto che si iniziano a contare i primi morti e feriti, a noi resta una sola cosa da fare: resistere... resistere... resistere!

lunedì 1 dicembre 2008

domenica 23 novembre 2008

Serenata RED ... serenata metropolitana

...... mettiti con me non sarò un figlio di puttana.

Con la nomina del Presidente alla Commissione di Vigilanza Rai, lo skipper a mostrato finalmente la sua vera identità. Il suo fedele mozzo Latorre si è fatto beccare con le mani nel sacco mentre lanciava un salvagente (pizzino) a Bocchino (PDL) il quale con l’acqua alla gola stava affondando. Ora, se Villari è stato eletto presidente della Commissione di Vigilanza Rai con i voti del PDL , mi chiedo, chi sarà il Mandante di questo omicidio? ……….. Imbarazzante anche la posizione di tutti quelli che appoggiavano la nascita della nuova corrente interna al PD i “RED”.
Non ho mai provato particolari simpatie per il Partito Democratico, adesso che la situazione è chiara non vorrei proprio trovarmi nei panni di chi li ha votati.

Mi rivolgo alla base del Partito Democratico, svegliatevi, fatevi sentire. Chiedete le dimissioni di questa Classe Dirigente corrotta.

Orgoglioso di aver votato On. Di Pietro … “UNICA OPPOSIZIONE”.

c.giannini

sabato 22 novembre 2008


A cosa mi serve un blog?


A cosa mi serve un blog?
Sinceramente non lo so, ma da quando una proposta di legge vorrebbe vietarli.....ho subito desiderato averne uno.
Disobbedire per Informare. Arrestateci Tutti.
c.giannini