“Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia; il resto è propaganda. Il suo compito è additare ciò che è nascosto, dare testimonianza e, pertanto, essere molesto” (Horacio Verbitsky)

sabato 21 marzo 2009

Disinformazione continua? E noi informiamo!



Le operazioni di disinformazione inperversano. E’ palese che qualcuno vuole creare un clima di “paranoia da intercettazioni” cercando così di diffondere subdolamente l’esigenza che da una parte la legge che vieta di fatto le intercettazioni sia necessaria, dall’altra che Genchi sia un intercettatore illegale e che quindi vada debellato.

L’ultimo esempio è dato da Corriere.it che pubblica un articolo dal titolo “Gli sms che spiano: pedinamento digitale e informazioni rubate” di Giovanni Bianconi (tieniamoli a mente questi disinformatori ché, se riusciamo a fermarli, poi li mandiamo a temperare le matite) in cui si cita il nome di Gioacchino Genchi, quasi casualmente, per rafforzare il messaggio di paura che si vuole trasmettere.

Il succo dell’articolo è che per spiare un qualsiasi cellulare è sufficiente inviargli un sms: niente di più falso!

Affinchè un cellulare possa essere così platealmente, nonché illegalmente, spiato occorre almeno uno di questi presupposti, che dipendono esclusivamente dalla cura che riponiamo nei confronti del nostro telefonino:

- far installare direttamente sul telefonino da spiare un apposito software (sarebbe come permettere a qualcuno di farsi la copia delle chiavi della nostra casa);
- attivare il bluetooth e tenerlo configurato in modo che chiunque si possa collegare al nostro telefonino e possa fare quello che vuole (è come, non solo lasciare le chiavi del portone di casa nella toppa, ma anche mettere dei cartelli in strada che indichino il percorso per arrivare a quel portone).

Informarsi e informare per resistere.

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